A Babbo Natale ormai non credeva più da tempo. Lui era grande, mica come sua sorella che ancora aspettava la Notte Santa pensando che un omone con la barba bianca, vestito di rosso, venisse a portarle i regali. Lui glielo lasciava credere e, dentro di sé, sorrideva al pensiero del suo papà che metteva i doni sotto l’albero, dopo che si erano addormentati.
Invece questa storia di Gesù Bambino ancora non l’aveva capita e, man mano che si avvicinava la festa, quel pensiero lo interrogava sempre di più.
Anche lui era stato un bambino piccolo ma, ora che aveva 9 anni, era diventato ormai grande e cominciava ad avere dei seri dubbi in merito alla vicenda del Natale. Gli sembrava abbastanza inverosimile che un bimbo - nato in condizioni disagevoli, al freddo e al gelo - potesse essere venuto a salvare il mondo. Un bambino, pensava, al massimo salva sua madre e suo padre, ma solo una volta diventato grande, quando essi cominciano ad avere bisogno di lui. Ma salvare il mondo gli sembrava francamente esagerato.
I suoi dubbi crescevano quando poi vedeva il suo papà svegliarsi tardi al mattino per uscire di casa senza dire una parola e rientrare troppo presto, accolto solo dall’abbraccio silenzioso di sua mamma, entrambi con gli occhi che battagliavano contro le lacrime.
“Se Gesù bambino è venuto per salvare il mondo, perché il mio papà non trova un lavoro ed è così triste?”, pensava dentro di sé nei momenti in cui l’amarezza lo afferrava e lo stringeva come in una morsa.
Allora si decise. Fu proprio alla fine dell’ultima lezione di catechismo che si fece forza e si avvicinò al parroco che stava guardando i suoi pochi compagni fuggire di corsa dalla fredda aula dell’oratorio, ormai quasi sempre inesorabilmente spoglio delle grida dei bambini.
“Padre, devo farle una domanda”, disse all’anziano sacerdote.
“Dimmi caro”, replicò il prete.
“Ma se Gesù bambino ha salvato il mondo, perché non ha salvato anche il mio papà?”
“In che senso?”, chiese visibilmente sorpreso l’anziano sacerdote.
“Il mio papà non ha un lavoro ormai da molto tempo e piange quasi tutti i giorni…”, insistette lui cercando di essere forte per trattenere le lacrime.
“Oh, mi dispiace, non lo sapevo!”, replicò con vera sorpresa il parroco.
“Sì, lui quest’anno non potrà farci dei gran regali…”
“Non ti preoccupare, lo sai che lui ti vuole bene lo stesso!”
“Oh sì questo lo so, ma io vorrei che arrivasse a lui un regalo, il più bello di tutti!”
“Allora devi chiedere a Gesù bambino che lo possa aiutare…”
“Ma Gesù bambino mica lo sa del mio papà e nemmeno lo conosce…”
“Certo che lo sa, se tu preghi per lui…”
“Mmmm, non sono sicuro che funzioni.”
“Tu prova e vedrai che Gesù bambino risponderà, in qualche modo risponderà…”, gli disse il prete, poggiando delicatamente la mano calda sulla sua piccola testa.
Tornò a casa meno convinto di prima, cominciando a pensare che questa storia di Gesù bambino fosse tutta una favola. Lui era grande, alle fiabe non credeva più. Eppure il ricordo della sensazione di pace, che quella mano poggiata amorevolmente sulla sua testa gli aveva lasciato, in qualche maniera sembrava dargli speranza. Sentiva che, alla fine, se Gesù bambino poteva in qualche modo rispondere, lo avrebbe fatto solo chiedendoglielo. E lui non aveva mica mai chiesto.
Fu proprio il primo giorno delle vacanze di Natale. Qualcuno suonò il campanello al mattino, e nessuno ormai suonava alla loro porta da secoli.
Suo padre, come sempre negli ultimi tempi, stava ancora dormendo mentre lui si era alzato prima del previsto, perché ormai i suoi sonni erano agitati dalla pena che provava per il papà.
La mamma andò ad aprire ed egli, curioso come tutti i bambini, si precipitò per vedere chi fosse. Quando la porta si aprì, vide due uomini infreddoliti con in braccio uno scatolone.
“Buongiorno signora!”, dissero sorridenti e un po’ esitanti allo stesso tempo.
“Buongiorno”, rispose sottovoce la sua mamma, sospettosa.
“Il parroco ci ha segnalato che avete bisogno di aiuto ed eccoci qui, vi abbiamo portato intanto qualcosa per festeggiare il Natale con la vostra famiglia. Poche cose ma tutte buonissime!”
La mamma lì per lì rimase spiazzata, perché non avevano mai condiviso con nessuno i loro problemi.
Uno dei due uomini le porse il pacco e lei, quasi d’istinto senza pensare alla vergogna che pur intimamente provava, lo prese rimanendo immobile senza dire una parola.
“Allora buon Natale!”, disse l’altro uomo togliendosi il berretto.
La donna rimase muta per un istante, poi rispose con un sorriso lieve e pieno di commozione.
Egli guardava la scena nascosto dietro alla cucina e, quando la mamma chiuse la porta e si girò con il pacco in mano verso di lui, i loro sguardi si incontrarono. Allora lei capì.
Ricordò per sempre quel Natale come uno dei più belli della sua vita. Fu l’ultimo in cui suo padre non riuscì a mettere sotto l’albero i regali che avrebbe voluto.
Ogni tanto gli sembra di sentire ancora il calore di quella mano sulla sua testa.