L'ultima missione
L'ULTIMA MISSIONE
Racconto di Mauro Bighin
Pasqua 2024
Chagall, L'angelo che scaccia Adamo ed Eva dal Paradiso particolare
Pensava che il suo compito fosse giunto al termine, chiedendosi se davvero fosse tutto finito.

Ripensava all’inizio, quando aveva accolto la nuova missione con slancio ed entusiasmo, anche se con un poco di apprensione per il compito così importante di cui non si sentiva certo all’altezza. E tutto era cominciato alla grande quando si era presentato alla giovane fanciulla, annunciandole la notizia più incredibile di sempre: lei avrebbe avuto un figlio e sarebbe stato il Figlio di Dio.
Era rimasto sorpreso dalla docilità con cui la ragazza aveva accolto il suo annuncio ed il compito che le stava assegnando; a lui stesso pareva una cosa immane, impossibile da sostenere. Eppure lei aveva detto subito di sì e tutto aveva avuto inizio.

Poi gli anni della fanciullezza del bambino non avevano reso il suo lavoro troppo complicato: si vedeva che era sereno. Non c’era forse nemmeno bisogno di un angelo custode per uno come lui.

Le cose si erano complicate quando il ragazzo era diventato adulto e aveva iniziato a percorrere la Galilea insieme a quei suoi strani amici. Lì erano cominciati i problemi e doveva stare all’erta affinché il giovane non si ficcasse nei guai, per i quali sembrava davvero portato. Da una parte molti letteralmente lo adoravano ma dall’altra c’era una moltitudine di persone che, se avessero potuto, lo avrebbero ucciso. Tuttavia era uno tosto e persino quella volta sul monte, quando il demonio suggerì a Gesù di chiedere l’aiuto dei suoi angeli, non gli chiese d’intervenire. All’angelo non rimase che restare a guardare mentre il giovane uomo teneva testa a quell’insensato.

Alla fine però era successo, ci erano riusciti: lo avevano prima torturato e poi messo in croce.
Era stata proprio dura lasciare che tutto accadesse, che il male lo travolgesse, che la morte ne prendesse possesso. Lui, l’angelo custode di Gesù, non poteva intervenire; doveva stare a guardare impotente mentre umiliavano e ammazzavano brutalmente quell'uomo pieno di promessa. E pensare che Gesù avrebbe potuto, anche con un solo pensiero, chiedere il suo intervento facendo cambiare tutto, trasformando le lance in spighe, i chiodi in fiori e le ferite mortali sarebbero guarite in un instante.
Ci era solo andato vicino, quando sulla croce Gesù aveva gridato di sentirsi abbandonato. Si era trattato di un momento di debolezza estrema ma, proprio quando l'angelo era stavolta davvero pronto a intervenire per fermare tutto, il giovane era andato dritto per la sua strada, senza tirarsi indietro, soffrendo fino alla fine.

Ed ora lui, l’angelo custode di quell’uomo chiamato Gesù, si presentava davanti al suo Signore per fare rapporto, deluso e amareggiato che non fosse andata come lui immaginava.

“Mio Signore, la missione che mi hai assegnato è terminata. Sono davanti a te per chiederti cosa devo fare ora per compiacerti col mio servizio.” Disse queste parole in ginocchio, con la solennità di sempre ma con il peso di tutta la tristezza che aveva accumulato nel cuore in quegli anni.
“Gabriele, Gabriele, guarda che qui non è finito proprio un bel nulla…”, rispose il Signore quasi sorridendo e con la tenerezza che era solo sua.
“Come, Signore, non è finita? Il ragazzo è stato ucciso e il suo corpo è stato deposto in una tomba. Ho visto con i miei occhi la pietra chiudere per sempre il sepolcro mettendo la parola fine. Ho sostenuto io stesso il cuore di sua madre travolta da tanto dolore. I miei occhi non mentono, Signore”, rispose l’arcangelo quasi stizzito.
Il Signore lo guardò con compassione e, dopo qualche istante, replicò:
“La tua missione non è finita perché c’è ancora una cosa da fare, la più importante…”
L’arcangelo era attonito e non capiva quelle parole. La morte è morte, pensava. Che cosa c’è ancora da fare?
“Sei stato al suo fianco tutto questo tempo e non hai ancora capito?”
“No, Signore, illuminami tu!”, rispose quasi provocatorio.
“L’ultima cosa che rimane da fare è annunciare che Lui non è morto…”
“Signore, ti prendi gioco di me?”
“No, è come ti dico, sai che non mento. Egli ha attraversato tutto fino in fondo ed ora è pronto.”
“Pronto per che cosa, Signore?”
“Per risorgere”.
Lui stesso aveva sentito Gesù dire diverse volte che sarebbe risorto ma, diciamoci la verità, chiunque lo ascoltasse pensava che egli stesse esagerando, lui compreso.
“Risorgere davvero? Cioè uscire da quella tomba?”
“Sì, davvero, è così.”
L’angelo era sempre più sconvolto e gli sembrava d’impazzire.
Il Signore riprese: “Ora va’, mettiti la veste più bianca e splendente che hai e vai a dare la notizia alle donne che si recheranno al sepolcro all’alba. Fai in fretta, perché nel profondo del loro cuore non aspettano nient’altro che di sapere che il loro Gesù è vivo”.
L’angelo rimase in silenzio come pietrificato e non si alzava.
“Gabriele, cosa c’è che non va?”
“Niente, mio Signore, sono solo confuso…”
“Oh lo capisco bene, vedrai come saranno confusi quelli a cui annunzierai che mio Figlio è risorto. Quando lo incontreranno, leggerai nei loro occhi il terrore perché penseranno ad un fantasma, poi lo riconosceranno e nulla sarà più come prima…”

“Nulla sarà più come prima”, ripetè a bassa voce l’angelo, quasi per fare proprie quelle parole mentre si alzava e s’inchinava rispettosamente davanti al suo Signore.
Non capiva tutto, ma si sentiva pronto per la sua ultima missione.


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