Il testimone
Racconto di Mauro Bighin
Pasqua 2021
Quella notte non aveva dormito. Non era riuscito a prendere sonno pensando a suo padre che, a pochi passi da lui, soffriva dolori indicibili. Lo sentiva lamentarsi senza tregua, tentando di pensare ad altro affinché il sonno lo prendesse. Riandava con la mente ai giochi con gli altri ragazzini davanti a casa: quando stava con loro, riusciva a dimenticare persino il dolore di suo padre, sentendosi in colpa.
Una sottile lama di luce entrava dalla finestra e feriva con il suo bagliore l’oscurità di cui si era nutrito durante la notte.
Sussultò nel sentire trambusto fuori da casa sua, come di gente che s’affrettasse per qualcosa che era accaduto. Indossò in fretta i suoi sandali logori e la tunica scucita per andare a vedere.

Appena fuori dalla porta, notò un gruppo di uomini e donne che camminavano con un passo veloce, sollevando la sabbia del sentiero. Si dirigevano tutti nella stessa direzione, ansimanti. Ma quello che non capì erano gli sguardi sul loro volto. Era come se stessero procedendo verso qualcosa di atteso, pieni di desiderio. Avevano gli occhi di chi sta andando ad una festa, quegli sguardi che aveva visto solo poche volte, quando era stato invitato a nozze con sua mamma e suo papà. Avevano lo stesso sguardo dello sposo trepidante in attesa di vedere l’amata arrivare per unirsi a lui, come se la vedesse per la prima volta in tutta la sua bellezza. Quegli uomini avevano uno sguardo così.

La curiosità allora lo travolse e, senza nemmeno pensare, si mise a seguirli. Con le sue gambe corte doveva quasi correre per tenere il passo, mentre la polvere sollevata da quella gente gli riempiva la bocca e il naso. Non si curava più di nulla, preso com’era dal desiderio di vedere cosa mai spingesse quella gente ad affrettarsi così, mentre il sole iniziava ad illuminare e a riscaldare la strada.

D’improvviso tutti si fermarono, come se fossero giunti davanti a un muro invalicabile. Si spinse oltre la folla per vedere e quello che si trovò davanti fu sorprendente: stavano tutti di fronte ad un sepolcro con l’ingresso scoperchiato, come se un uragano lo avesse sollevato per poi lasciarlo cadere a pochi passi da lì. Un silenzio perfetto scese come un velo su tutta quella folla, e lui proprio non capiva.

Il più vecchio del gruppo sembrò farsi coraggio e fece qualche passo, come per entrare dentro al sepolcro. Esitava, quasi temesse di non esserne degno, rispettoso e allo stesso tempo ansioso di capire. Un altro più giovane lo seguì ed entrarono nel varco lasciato dalla pietra spostata.
Lui allora si fece coraggio e si infilò fulmineo dietro di loro, mosso da una curiosità che fa fare ai bambini cose impensabili, senza nemmeno lasciare il tempo a qualcuno di fermarlo. Non aveva paura di nulla, sostenuto dagli sguardi di quegli uomini da cui traspariva speranza. Lui la speranza non la vedeva più da molto tempo.

Dentro al sepolcro li guardava senza essere notato Sembravano allo stesso tempo sorpresi e increduli, scrutandosi l’un l’altro quasi a sostenersi reciprocamente. Il più anziano dei due si avvicinò timoroso a quello che somigliava ad un letto di pietra. Toccò esitante delle bende che stavano accumulate su un lato. Con quelle stoffa bianca in mano volse di nuovo lo sguardo verso il giovane uomo: questa volta ciò che il ragazzino vide fu un volto trasfigurato dalla gioia, come quello che era certo di avere avuto anche lui quando gli era arrivato un regalo a lungo atteso e desiderato. L’altro rispose con uno sguardo simile, senza una parola, ricolmo di felicità.
Il ragazzo non capiva bene: come era mai possibile che dentro a quel luogo di morte si potesse essere così lieti? In quegli occhi commossi vedeva qualcosa che non aveva mai visto prima, come se la morte fosse stata cancellata da quelle pietre, lavata via, resa inconsistente, cancellata.

I due uomini uscirono alla luce e lui li seguì, nascondendosi alla folla dietro alle loro tuniche. Non dissero una parola a quelli che stavano fuori. Il più vecchio stringeva fra le braccia il fagotto delle bende che aveva raccolto dentro al sepolcro come se fosse un bimbo da cullare, che chiede e dona allo stesso tempo amore. Poi, senza una parola, ripresero la strada da cui erano venuti.
Anche lui, stravolto da quello che aveva visto, si rimise in cammino per tornare a casa. Mentre andava, ripensava all’oscurità e a alla gioia che aveva visto fondersi insieme nei loro sguardi. Non capiva fino in fondo, ma quello che aveva visto aveva segnato la sua memoria per sempre.

Ogni passo che faceva verso casa lo riportava alla lacerante realtà di dolore che lo attendeva. Quando aprì la porta di casa il cuore gli sussultò nel petto, impaurito dal buio in cui stava entrando. Fu un attimo, ma gli tornarono alla mente gli sguardi trasfigurati di quei due ed il ricordo sembrò gettare una luce sull’oscurità che lo attendeva.
Si avvicinò a suo padre e fece una cosa che, per timore o per pudore, non aveva mai fatto prima: gli prese la mano e l’accarezzò dolcemente. Nulla sarebbe stato più lo stesso.

This site was made on Tilda — a website builder that helps to create a website without any code
Create a website